LE VISIONI 'AMBIGUE' DEI SANTI E DEI MISTICI

Festeggiamo oggi, il primo di novembre, festa di ognissanti, con alcune storie di visioni teofaniche, più squisitamente ambigue, dei santi prima e dei mistici cinque-seicenteschi spagnoli poi. con Visioni intendiamo l'incontro del fedele con il divino, con il trascendente, e quindi, tendenzialmente, la Trinità, la Vergine, e, in casi più rari, angeli o santi. Visioni che furono un po' il pane quotidiano dell'arte spagnola a cavallo tra cinque e seicento, in concomitanza con lo sviluppo della letteratura mistica visionaria, figlia dell'ideologia controriformista e delle influenze arabe nei paesi latini.
Le cosiddette figure dell'Eros mistico rappresentano il caso limite delle visioni, in quanto integrano non solo il senso della vista, ma anche gli altri, creando una sorta di esperienza totalizzante e, paradossalmente, fisica, materica, corporea, di avvicinamento-incontro col divino. Ed è qui che la situazione si fa insidiosa: i riferimenti velati (o meno) alla penetrazione, al coito, all'orgasmo, al secernere liquidi seminali, si moltiplicano, rendendo quella leggenda del particolare avvenimento della vita del santo o quel resoconto dell'apparizione estatica del mistico particolarmente perverso, misteriosamente erotico. In alcuni casi, l'arte pittorica ha saputo astutamente nascondere questo aspetto scomodo per le autorità ecclesiastiche. In altri invece, ci ha deliziato con opere dettagliatissime, squisitamente perverse ma (e qui viene il bello) estremamente precise dal punto di vista interpretativo e fedeli al contenuto biblico e religioso, che venivano, incredibilmente, riconosciute dalla chiesa ed esposte.
 
(Michelangelo Unterberger, Transverberazione, 1745-48)

Partiamo da uno dei casi più noti e sfacciatamente diretti, la TRANSVERBERAZIONE DI SANTA TERESA D'AVILIA
Dal capitolo 29 della sua Vita, la santa scrive:

"piacque a Dio favorirmi con la seguente visione. Un cherubino teneva in mano un lungo dardo d'oro, sulla cui punta di ferro, sembrava avere un po' di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese a più riprese nel cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere, che poi mi sembrava strappar fuori quando ritirava il dardo, lasciandomi avvolta in una fornace d'amore. Lo spasimo della ferita era così vivo che mi faceva uscire nei gemiti, ma insieme pure tanto dolce da impedirmi di desiderarne la fine, e di cercare altro diversivo fuori che in Dio.Quando ero in questo stato andavo come fuori di me. Non volevo vedere, né parlare con alcuno, ma starmene sola con il mio tormento che mi pareva la gioia più grande di quante ve ne fossero nel creato."

(Giovanni Odazzi, san Bernardo e il Miracolo della lattazione)

LA LATTAZIONE MISTICA DI SAN BERNARDO invece, come allegoria dell'infusione della Scienza Divina nell'anima, il che porterebbe ad una ebbrezza mistica, chiarezza, ispirazione, è un episodio considerato pura invenzione iconografica, che non troverebbe riscontro diretto nelle biografie ufficiali del santo. Resta il fatto che è rappresentato a più riprese in diverse epoche storiche, ed è rappresentato solitamente con la Vergine che strizza del latte dal proprio capezzolo per nutrire l'affamato ed estatico Bernardo

 La versione di Alonso Cano (1658) introduce due novità alla scena: 

-da un lato, la figura della Vergine col bambino, che non sembra essere il frutto della visione di san Bernardo, manifestazione quindi dell'ineffabile divino, ma pare in realtà una statua che si anima. 

- il terzo elemento dell'opera, ovvero il testimone, che se da un lato pare pregare Bernardo, anello di congiunzione tra l'umano ed il divino, sembra, a conti fatti, spiarlo. Rendendo il dipinto ancor più ambiguo ed "erotico".







LA VISIONE DI SANT'ANTONIO, qui si entra invece su un terreno molto scivoloso. Il 
tema iconografico di questa visione è quello del libro Sacro, il Vangelo insoma, oggetto che attiva l'immaginazione e permette l'unione mistica con Cristo. Vi sono però due diverse versioni riguardo questa esperienza estatica. La più nota, quella pubblica, narra di un Santo  intento a predicare e leggere, quando il Bambin Gesù discende dal cielo, collocandosi sul suo libro aperto. La seconda versione, decisamente più occulta, a a che fare con una vicenda accaduta ad Antonio, ospite in una casa al sud della Francia. Un giorno, il suo padrone di casa, si affaccia nella sua stanza, e trova il santo in contemplazione di un bambino, che accarezza con devozione. Il santo, accorgendosi di essere visto, gli chiede di non parlare con nessuno dell'accaduto, confidandogli che il bambino altri non è che Gesù. incredibile, vero?
Buona festa di ognissanti, che sia dunque ambigua.


(Esteban Murillo, S. Antonio da Padova, 1664)

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