COSA E' UN LIVE DEGLI SWANS?


Nella pagina facebook degli Swans (https://www.facebook.com/SwansOfficial/), da lui interamente gestita con l'innocente cura di un adolescente innamorato di musica cinema & arti, il buon cane pazzo Michael Gira ha scritto un commovente post sulla fine degli Swans. O meglio, sulla fine dell'ultima forma assunta dalla sua creatura sonora. I primissimi di novembre infatti, in concomitanza con le giornate dei morti, la line-up degli ultimi 8 anni della band ci dirà addio, nella stessa Brooklyn ove tutto è iniziato. Dopo un prepotente ritorno sulle scene documentato da quattro mastodontici album di materiale inedito (dei quali il più meraviglioso è, a mani basse, To be Kind del 2014). Dopo un mastodontico tour finale nel Vecchio Mondo. E "mastodontico" è effettivamente il termine più appropriato per definire il concetto stesso di 'Swans'; perché è inutile star qui a parlare di cosa siano (stati) e di quante, diverse maschere abbiano indossato negli anni. Noise, Industrial, Post classico Punk, Goth, Psichedelia selvaggia. Quanta cazzo di roba diversa  & di estrema qualità hanno vomitato? La verità è che, se esiste una cosa che accomuna tra loro Filth, Children of God, The Great Annihilator e gli ultimi dischi, quella è proprio il mastodontico. Intendo quell'esagerato, fatalista, ma anche microscopico senso delle cose. La musica degli Swans, valvola di sfogo di Gira, ora pazzo, ora Dio, ora insetto, è carnale, fastidiosa, stancante, perché è corpo materico, è percezione. Dentro non c'è la descrizione di un malessere, semmai la manifestazione dello stesso, il sintomo. Per quanto vi sia dietro forte gestualità, il loro suono ti incatena, imponendoti immobilità pressoché totale, se si esclude il ciondolare la testa su e giù quando la batteria parte per la tangente. Per quanto la figura di Gira, stilizzato e torvo sulla sulle sue zampe come un becchino, con le sue movenze da direttore d'orchestra grandguignolesca, sia l'emblema della teatralità, un live degli Swans è quanto di più lontano ci sia dal teatro, dallo spettacolo. Un live degli Swans è più vicino, concettualmente, ad una seduta psicanalitica, o nel caso di questo farewell tour, ad un rituale sciamanico (non ho partecipato nè all'una nè all'altro, ad essere onesto, quindi magari scrivo cazzate, ma queste sono le impressioncine che mi sono portato dietro). 
Venerdì ho avuto la possibilità di vedere Gira & soci dal vivo a Bologna, e dato che non lo avevo mai fatto prima, ho preso e sono andanto. Da solo. E dunque, com'è davvero un live degli Swans? o meglio, di questi Swans? è faticoso, dannatamente faticoso. Sono tre cazzo di ore, vi giuro, tre ore, immersi nella mente di Gira che, per questa occasione, si presenta nelle vesti di sciamano, come accennatovi poc'anzi. Il Cane Pazzo, fin da quando ho visto per la prima volta foto che lo ritraevano, mi ha sempre ricordato Joseph Beuys, l'artista che nel 1974 aveva realizzato quest'opera dal titolo "I like America and America likes me", ovvero una sorta di performance-protesta contro la guerra nel Vietnam, in cui si era fatto rinchiudere in una stanza di vetro di una galleria in compagnia di un coyote e di una coperta di feltro (uno dei suoi materiali preferiti), interagendo e cercando di entrare in simbiosi con l'animale (https://vimeo.com/5904032). Ecco, diciamo che il Gira-sciamano di questo live mi è parso un po' così. Ve l'avevo anche descritto come direttore d'orchestra, più che altro per il fatto che con le sue movenze, le sue mani, imponeva più o meno alla sua band l'intensità e la ritmica da seguire, per indirizzare noi pavidi nel buio, nel mezzo del cammin di nostra vita. In realtà ci si perde molto facilmente: delle tre ore di live, a conti fatti, sono stati eseguiti 5 brani, dei quali solo 2 effettivamente riconducibili alla forma-canzone, e dunque con strofe, ritornelli, bridges e bla bla bla. I restanti 3 erano più roba sinfonica distortissima alla Glenn Branca, il tutto ovviamente col piglio messianico di Gira. Dicevo: è faticoso seguirsi un live del genere; non solo per la durata, che appunto porta anche ad un vero e proprio affaticamento, deperimento fisico (insomma, non ci si muove, si sta praticamente immobili); ma anche per la questione volumi. Ora, ve la faccio breve: si è trattato dell'esibizione dal vivo coi volumi più alti e distorti ai quali mi sia capitato di assistere. E questo, se da un lato è sicuramente un complimento, dall'altro implica che, dopo 180 minuti così, senza tappini protettivi, me ne sono uscito all'aperto, a fine live, che ero totalmente rintronato. To be honest, bisogna anche mettere a verbale che gli Swans suggeriscono caldamente agli avventori di portarli, i tappini. Nel loro essere così mastodontici, esagerati, a tratti barocchi, però, questi Swans, non so spiegarvi bene come, hanno il potere di portarti all'infinitamente piccolo. C'è tantissimo di Kafka, nelle loro processioni sonore e nel lavoro sui singoli brani, che all'ascolto possono sembrare dettati dall'improvvisazione, quando in realtà sono testati scientificamente (imho, chiaro): c'è un senso di insignificanza brutale, che ti strappa via, ti fa stare davvero male, non tanto emotivamente, quanto (e torniamo sempre al nocciolo della questione) fisicamente. E poi però, c'è anche una via d'uscita. Non un lieto fine, non una inconclusione (che è la cosa più spaventosa della produzione di Kafka: al di là del materiale non-finito, lasciato lì, ma anche degli stessi finali dei suoi racconti, che risultano senza una fine. ma questo è un altro discorso), ma, appunto, una fine. Una fine che, in fin dei conti, lascia una barlume di speranza, per quanto alcuni slogan del loro merchandise provassero a nascondere (le loro t-shirts con sù scritto "YOU FUCKIN' PEOPLE MAKE ME SICK"). Lo si intuisce da quello che scrive lo stesso Gira su Facebook, dove ci spiega perché, alle volte, è necessaria una fine. E, dato che è spesso una risata che ci consegna alla fine, il leader degli Swans, al termine del live, saluta il pubblico italico presentandosi come GIRA LOLLOBRIGIDA.
Che questi ultimi meravigliosi atti di pugilato psichico possano spaccarci la faccia, allora.

(ringrazio Giacomo per la foto del live al TPO degli Swans di venerdì 20 ottobre 2017)

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