UN DISCO PER L'ESTATE: SEAM "THE PROBLEM WITH ME"


I. LOUISVILLE, KENTUCKY

La grande epica americana nasce nelle strade di provincia. Almeno, è così che ci insegna Stand by Me, ed è così che a me piace immaginarlo. La grande epica americana inoltre, film di Rob Reiner docet, ci narra di una sconfitta, sempre e comunque: quanto è brutale (ma poi se ci pensate bene in realtà nemmeno fin troppo, perché è così che funziona l'epica americana) sapere già alla prima scena della pellicola che il nostro eroe, il ribelle Chris Chamber (River Phoenix, pace all'anima sua) morirà? Certo, dopo aver attraversato le rotaie, i boschi dell'Oregon ed aver trovato il cadavere, insomma dopo aver portato a termine il proprio, personalissimo percorso, dopo aver affrontato e superato tutte le prove assieme alla banda di disadattati (l'epica americana narra SEMPRE di un gruppo di losers, l'avevo scritto?). Ma la giovinezza è questa vittoria di Pirro, e ci sta bene così e poco ci importa se alla fine Chris, da adulto, verrà accoltellato a morte nel tentativo di sedare una rissa: il film lo accenna appena, ce lo racconta con la voce dei superstiti, e va bene così, perché l'epica americana è faccenda da ragazzini ed è sempre in estate.
Il 1986 non è solo l'anno di Stand by Me, ma anche di Skag Heaven, perché l'epica americana ha incessante bisogno di un mito fondatore su cui alimentare il proprio fuoco, e nel nostro caso si tratta di questo disco degli Squirrel Bait, i nostri fratelli maggiori (https://www.youtube.com/watch?v=dK9COOChZg4). Cosa c'entrano con i Seam facciamo che non lo spiego io ma questo incompleto albero genealogico (fate che aggiungete alla voce David Grubbs un'altra freccia che porta alla voce Bitch Magnet). Dagli Squirrel Bait nasce la nostra epica indie

II. OBERLIN, OHIO

Quanto cazzo ci ha visto lungo, Steve Albini? Probabilmente è lui il nostro Omero, certo, se il cantore greco non fosse a tutti gli effetti cieco ed indossasse una Black Sled al posto della cetra. In ogni caso, se nel 1988 produci l'EP d'esordio di questo trio di studentelli capitanato da un asiatico americano con la lettera L tatuata sulla fronte, pescato da te chissà dove -anzi- come, col senno di poisei semplicemente un crasto, sai dannatamente il fatto tuo. Anzi, Omero, in fondo sei tu che la stai scrivendo questa epica, grazie al cazzo. Per la cronaca, il trio in questione è-sono i Bitch Magnet, e l'asiatico americano che in questo gruppo ci urla e suona il basso è Sooyoung Park. L'EP invece si chiama Star Booty, contiene germi di tutto quel che più o meno ci si aspetterebbe dall'epica indie, quell'illusione malinconica, rabbia strozzata che ti taglia la gola e quella perenne coscienza di essere giovani, e presto qualcosa si spezzerà... ma non oggi (https://www.youtube.com/watch?v=gUwcuFQHdWw). Nei due anni che seguono e portano alla brevissima fine dei Bitch Magnet escono altrettanti LP, uno più bello dell'altro, che si chiamano Umber e Ben Hur, che spaziano tra post-accacì e math-rock, e che dovreste custodire gelosamente nella vostra personale collezione di dischi. Sparatevi in fila la traccia 3 e 4 di Umber, perché in fondo è tutto racchiuso lì, in quei sei minuti di Clay-Joan of Arc (https://www.youtube.com/watch?v=AF2EbAm5tYs).

III. CHAPEL HILL, NORTH CAROLINA. CHICAGO, ILLINOIS

Forse, è proprio perché l'epica americana narra della giovinezza perduta, che moltissime band indie sono letteralmente infottate per l'immagine dei Luna Park abbandonati, in disuso o comunque chiusi? E' una domanda che mi sono posto dopo aver visto la copertina del secondo (omonimo) LP dei Red House Painters, e ovviamente del primo dei Seam. Cristo che band, i Seam: nati in teoria come progetto parallelo di Park, ma a tutti gli effetti si trattava di un supergruppo (che termine del cazzo, perdonatemi, ma tant'è), con Lexi Mitchell dei Lilies alla chitarra e Mac McCaughan dei Superchunk alla batteria.  E il loro esordio, Headsparks, è davvero tanta roba, con quella eccessivamente malinconica ruota panoramica sulla front-cover del disco che prova a spiegarci in immagine, ad accennare a quello che ci aspetterà sul piatto (https://www.youtube.com/watch?v=70xURBQmMrU&t=1478s). Ma poi sappiamo come vanno queste cose (l'epica americana è sempre la stessa, noiosamente irripetibile storia):  la formazione cambia di continuo, c'è chi se ne parte e chi arriva, con il solo Park a sfogare se stesso sulla sigla Seam. E poi, però, l'estate 1993 sta per volgere al termine, quando sui polverosi scaffali dei negozi di dischi il 21 settembre appare, come l'uva, The Problem with Me (https://www.youtube.com/watch?v=q3qTNduOILw&t=311s). E' succo per nutrire la nostra necessità di storie, racconti simili ai nostri, così dannatamente normali. E il succo della faccenda è che questo disco ti toglie il fiato, ti grida in faccia e poi ti fa cenno con l'indice davanti alla bocca di tacere, perché si è fatta notte fonda; ti esplode sulla testa dal nulla come una grandinata estiva, con quella pioggia di chitarre così simili a quelle di un altro disco del '93, Siamese Dream, di un gruppo anch'esso di Chicago. Il nome della band in questione è inutile dirvelo perché lo conoscete già.
 The Problem with Me è un album di ricordi per l'estate che sta per finire, ma che non finirà oggi. Stand by Me nella sua versione italiana è noto come Ricordo di un'Estate. Sooyoung Park contiene nel suo nome l'essere così giovani, come solo gli eroi della grande epica americana possono-devono aspirare, e il Luna Park, ovvero (forse) il nutrimento di quella cosa meravigliosa che è stato l'indie nordamericano in quegli anni '90, quando si riscrivevano importanti pagine di epica, riscrivendo sempre e comunque la stessa storia, young & loser.
Questo, regaz, è un disco per l'estate.

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