OFFERING: l'eredità di Trane a 50 anni dalla scomparsa

GLI ULTIMI QUATTRO ALBUM IN STUDIO DI JOHN COLTRANE NELLE SUE PAROLE. - LA FINE DI UN'ERA. - UN BREVE EPITAFFIO.


PARTE I

KULU SE' MAMA

Registrato tra il giugno e l'ottobre 1965 ma mandato alle stampe solo nel '67: paradossalmente si tratterà dell'ultimo album ad uscire prima della morte di Coltrane, il 17 luglio dello stesso anno. La prima, torrenziale traccia del lato A, che dà il nome al disco, è il risultato dell'incontro, a L.A., fra Trane e Juno Lewis, batterista, cantante e costruttore di tamburi. Si tratta di uno sconvolgente rituale afroamericano, una onirica immersione nel fiume più nero, nuotando controcorrente, tra le enormi cosce partorenti di madri creole.  Per certi versi, vi è molto (quantomeno nelle intenzioni di Lewis, autore del "canto" in dialetto entombes e del poema che accompagna il disco) del "Pithecantrhopus erectus" di Charles Mingus: la stessa febbrile necessità di scavare a fondo, alla ricerca delle proprie radici. Ma quel che il pragmatico e, nel profondo, dannatamente malinconico Mingus tramuta in seduta psicanalitica, Lewis e Coltrane, figli del loro tempo, anzi del loro spazio, tramutano in antropologia nera. Lo storico quartetto (Tyner, Jones & il fedele Garrison) è accompagnato da strumenti più inusuali, più africani quali juolulu, tamburi ad acqua (!) e dome dahka; Trane stesso è affiancato al sax tenore dalla giovane promessa Pharoah Sanders (un tizio di cui sentirete parlare). Il nobile scopo di "Kulu sè mama" era, stando alle dichiarazioni di Juno Lewis, la fondazione di un Centro per l'Arte afroamericana, "un posto per senzatetto, i futuri figli dei tamburi." I profitti dell'album erano destinati  proprio a quel sogno. Non ho idea di come sia andata a finire questa storia. Comunque, esiste qualcosa di più "figlia del proprio spazio" come questa?
(KULU SE' MAMA: https://www.youtube.com/watch?v=ryMLO7Ed4d8 )


Le due tracce che compongono il lato B sono brevi riflessioni di Coltrane sulla perfettibilità dell'uomo. Se vi è una cosa che ha differenziato l'ultimo Trane, quasi un santone ascetico, sibillino con la voce del suo sassofono, dal predicatore religioso, è sicuramente la fiducia nell'operato umano, e dunque  l'assenza del concetto pregresso di "peccato". Il Coltrane più religioso, paradossalmente, si allontana dalle fede cristiana per abbracciare una visione orientale delle fede, totalmente extra-simbolica.
 "
Vigil https://www.youtube.com/watch?v=a7UArkjs5RA ) sottintende la vigilanza. Tutti quelli che cercano di raggiungere la perfezione si trovano di fronte, nella propria vita, vari ostacoli che tendono a far deviare.(...) Non credo di fissare standard di perfezione per gli altri. Credo che ciascuno faccia ciò che che può per arrivare a meglio di sé, realizzando appieno il proprio potenziale, e in che cosa consiste dipende da ogni individuo.
"Welcomehttps://www.youtube.com/watch?v=OMP280hvsoo ) è quella sensazione che si prova quando finalmente si riesce a raggiungere una consapevolezza, una comprensione cui si è giunti attraverso una lotta. E' una sensazione di pace. Una benvenuta sensazione di pace."

ASCENSION

Questo è L'Album Free Jazz di Coltrane, poche storie. Ed è un album spartiacque, perché fotografa quel Trane (sì, proprio quello in foto) , a cavallo tra '65 e '66, che si sente sempre più imbrigliato nella classica forma-formula quartetto, che ascolta Ornette Coleman ed i deliri di Albert Ayler e si interroga su cosa cazzo stia combinando, invece, lui stesso. Il Coltrane che viene ricordato oggi, a 50 anni dalla scomparsa, a noi posteri, è quel costruttore di ponti, quel Venerabile Maestro che ha guidato spiritualmente e tecnicamente almeno quattro generazioni, compresa quella dei suoi coetanei e padri, che dopo il suo vorticoso imporsi cambiavano improvvisamente lo stile, il modo di suonare, per assomigliare a lui. Mai di quanto più erroneo, anzi, travisabile: Trane è in realtà stato il più grande Discepolo; il più attento a percepire quel che gli accadeva attorno; il più umile ad apprendere dagli anziani e dai giovani, senza alcuna distinzione di sorta; il più talentuoso perché, come nessun altro, riusciva a fare proprio ciò che assimilava, ad avere un personale punto di vista sulla New Thing. E quanto è difficile saper dire la propria, sul serio? Tanto quanto riuscire davvero ad essere figli del proprio tempo, del proprio spazio.
Ascension ( https://www.youtube.com/watch?v=-81AEUqHPzU ) è questo: è Coltrane che ascolta "Free Jazz" di Coleman e si rimbocca le maniche e si dice "Ok. Facciamolo". Sono 11 argonauti che mollano gli ormeggi e salpano dalle lande sonore di casa, quelle di "Acknowledgement" (di "A Love Supreme"), per poi ritornarvici, magari non dopo 20 anni come Odisseo, ma dopo 40, ininterrotti minuti, tra fatica ed estasi, luci e ombre. E' sorprendete quanto il sound di Coltrane, che tendenzialmente conosciamo a memoria & abbiamo consumato allo sfinimento, sia come un primo bagno a mare d'estate: per quante volte lo rifacciamo, non ci stanca mai, è sempre un indecifrabile dedalo. E questo paragone spiccio è per rispondere implicitamente ad un dubbio che si poneva Trane stesso, sulle note di copertina di "Om" (ennesimo disco clamoroso) : "Qualche volta vorrei avvicinare la mia musica come se fosse la prima volta, come se io stesso non l'avessi mai sentita. Facendone così inesorabilmente parte, non saprò mai cosa prova l'ascoltatore, che cosa gli arriva, e questo è un peccato."  

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